Giorgio Gaber - L'inserimento lyrics

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Giorgio Gaber - L'inserimento lyrics

Bisogna che ne faccia qualcosa di me. Vediamo un po': cosa posso fare da grande? Ora ho trentasette anni.... "andate a lavorare!"... mio zio non è ancor morto... Lui l'ha sempre detto che sono sprecato. Eh sì, perchè io, potenzialmente... potrei far tutto. Non so se provare o no. Potrei riiscrivermi all'Università, mi mancano venticinque esami. Sono stato stupido. Potevo approfittare al tempo degli Unni. Quando si entrava nelle aule, dai professori, col libretto in mano: "Firma, vecchia bagascia!". Gliene abbiamo messa di paura.... "Ditemi borghese, ditemi pure borghese non di più". Il termine borghese di merda per loro era il più leggerino, era come dire che uno non aveva più vent'anni! E come firmavano: trenta, trenta, trenta... Gliene abbiamo fatta di paura al tempo degli Unni! Ora Attila è a**essore, gli Unni sono un po' sfasciati. E' normale dopo i periodi di splendore, dopo le vittorie. Come l'impero romano, si sa. Ti metti a suonare la chitarra ...è la fine... Quattro libri sulla decadenza dell'impero romano. Tre righe sulle vittorie. Gli storici si divertono più con gli sfaceli. Devono essere tutti della scuola di Francoforte. L'università non va più bene, è tornato tutto come prima, anzi... ti fanno certi mazzi!... E fanno bene. Hanno bisogno di gente preparata per la produzione... e il fine giustifica i mazzi... Per ora va bene. M'arrangio qua e là, lavoretti saltuari, che se un domani fai lo scrittore li metti nella biografia. Ce ne ho due più di Henry Miller. Miller non ha fatto il ladro e le collanine. A noi ci hanno rovinato quelli lì... i Miller e i Kerouac, on the road... on the road... On the road noi! E loro a casa... gattacci neri finti, hanno portato scarogna solo a noi, che siamo ancora qui a vendere le collanine. Non posso mica vendere le collanine fino a sessantacinque anni! Bisogna che mi dia un limite. Non mi ci vedo: magro, tutto bianco, un po' d'artrosi, ma allegro...Il nonno dei fiori! No, basta, devo rimettermi a studiare. Diventerò ingegnere, pa**erò dall'altra parte... coi gatti bianchi. C'è solo da attraversare il fiume... esito... faccio il salto... Calma, un momento... Li guardo un po', prima... Non sarò come loro, questo è certo. Li vedo, li vedo. Sempre pronti a rincorrere un direttore nei corridoi, a divincolarsi vicino a lui, parlandogli un po' dal ba**o, ossequiosi scodinzolano, continuano a corrergli dietro, inciampano, lo raggiungono ancora, sempre più ba**i... E poi se lo guardano, lo seguono a pa**ettini e annuiscono, viscidi, striscianti, schifosi. E a casa minestrina al burro, il corriere... Ci vogliono delle minestrine al burro per essere come loro... E la moglie come li capisce!... E i tre figli... ci vogliono tre figli... Scopano, però!... Non mi sembrava... come hanno fatto?... Certo, ci vogliono tre figli... e l'amore, la fedeltà... la loro fedeltà a tutto... Come hanno fatto?...

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