"Uochi Toki, Idioti, La Tempesta Dischi 2012. 3 stelline su 5."
Esistono 4 tipi di recensione di questo disco;
La prima:
Lo slancio di entusiasmo sensazionalista con sbilanciatissime espressioni tipo:
“Questo disco è il disco della vita.”
“Un genialità indiscussa.”
“Sicuramente la miglior musica prodotta negli ultimi tot anni.”
La seconda:
Il gomitolo di aspettative ed insoddisfazione farcito di cultura per la somiglianza. Con espressioni esperte come:
“Questo disco non aggiunge nulla di nuovo a quanto già detto.”
“Una cifra stilistica che era innovativa un tempo ma che adesso annoia. Dalle ca**e del mio laptop riesco a capire che ormai si tratta sempre degli stessi suoni. Già dal primo ascolto si capisce che «questo disco mi ricorda».”
La terza:
La promozione meccanica con l'ausilio di informazioni reperite in rete, con espressioni enciclopediche tipo:
“È il terzo disco di questo duo che gravita nei dintorni di Alessandria. Non si può certo dire molto dato che il comunicato stampa è un jpeg che non spiega il disco, ma siamo sicuri che questa uscita per Tempesta avrà tutte le carte in regola per spiazzare, far riflettere.”
La quarta:
Il concorso di poesia sotto forma di recensione con figure retoriche tipo:
“I miei neuroni si distaccano.”
“Sento la gente attorno a me pensare.”
“Mi trovo con le cuffie sparate a mille alla fermata del mezzo pubblico che mi trascina sul mio percorso pendolare e penso.”
Ed eccoci qui, tutti a**ieme: scrittori di articoli, oggi siete voi quel nodo a cui la lingua arriva e si dipana, anche se l'oggi non è un riferimento condiviso. Quello che non riuscite ad afferrare è quanto il toccare strati alti o profondi porti lontano dalla comunicazione. Quello che non riesco ad afferrare io è come di fronte alla visione dei nuclei ed esosfere qualcuno possa preferire questo colloso spiaccichio identitario che non permette né volo né fusione. Proprio non capisco. Sono io lo stupido che non ci arriva mai, sono solo io a non sentire gravità da sotto ai piedi ma anche da altri corpi celesti e pianeti, ho amici sconosciuti che fanno impallidire per l'intensa qualità della loro attenzione, la profondità del loro ascolto e ricezione. È l'empatia, altro che recensione, scadenze, editoria. Ci sono ascoltatori che senza complimenti ci rivolgono domande dirette e ci rivoltano come calzini, o come un beccaio che rivolta gli intestini, altro che interviste. L'unico motivo per cui insisto nella mia idiozia è che di persone che sovra-capiscono ne ho viste ed esistono, e sono queste le lettere, questa è la lingua, ed è questa la sfida
Dai, fateci vedere che il vostro scrivere non è solo promozione, rivalsa, od un ban*le stare a galla in 500 battute non pagate: in palio c'è la visione dell'intensità della lingua, non la nostra ridicola approvazione