Ottobre 1985.
Aspirante geometra con l'esame di maturità alle porte mi godo finalmente il mio movimento.
Il movimento studentesco dell'85 fu effettivamente degno di quel periodo e per me a pensarci bene non ci fu poi 'sto granché da godere.
Del resto del '68, del '77 e perfino della Pantera ne parlano ancora tutti, dell'85 nessuno.
A metà del decennio il riflusso stava travolgendo qualunque fermento: il Partito Comunista di Natta agonizzava, i gruppetti dell'ultra-sinistra si erano disgregati o sciolti i Duran Duran stavano primi in cla**ifica e Craxi era all'apice della sua epopea e si conviveva con il Caf, la Milano da bere e tutto il resto.
Da questo nulla si manifestò il movimento studentesco più depoliticizzato della storia del nostro sistema solare.
Ricordo le parole d'ordine di a**emblee roventi e piene di spleen rivoluzionario: Dateci la scala antincendio, l'interrogazione programmata e il distributore di Coca Cola.
Definire il movimento dell'85 un movimento degno di menzione è come dire che in Centrafrica rimpiangono Boka**a.
Siccome la mia breve esperienza politica nacque anche grazie a quel movimento potete immaginare con che invidia guardi le manifestazioni di oggi, piene come sono di falci, martelli e Che Guevara dappertutto.
Mentre sto scrivendo un volantino che non facesse capire ai miei colleghi studenti che il collettivo aveva perfino qualche militante di sinistra al suo interno, una cosa considerata troppo di parte e pericolosa per gli obiettivi ambiziosissimi da raggiungere, tipo un bagno nuovo o una palestra con le docce, suona il telefono di casa.
Pronto"
Ciao, sei Ma**imiliano?"
Certo e tu chi sei?"
Ciao io sono la Vera."
Non conosco nessuna Vera.
Ma si dai sono Vera.
Non ti ricordi la gita?"
Gita de che?
Eppure il nome Vera dovrebbe ricordarmi qualcosa, non è un nome comune.
No, scusa non mi ricordo".
Ma dai, la gita in Austria!"
Scusa Vera, ma di che cla**e sei?"
No, non facevo la tua scuola"
E allora come hai potuto fare la gita con noi?"
Sono Vera, la figlia di Cairoli!"
Oh mamma-Marx-Lenin-Mao-tse-tung!
E' la figlia del mio professore di scienze delle costruzioni!
Ma c'eri anche tu in gita?
Ma quanti anni hai?"
Adesso quattordici, faccio la prima ragioneria".
Ero maggiorenne da poco, stavo scoprendo che il movimento degli studenti serviva più che altro a tentare di rimorchiare qualche ragazza potenzialmente interessata ad infatuarsi di improbabili capetti studenteschi e mi telefona a casa una primina mocciosissima di cui non ricordo la faccia e perdipiù figlia del mio professore di scienza delle costruzioni.
Cerco di capire cosa vuole da me.
Ti ho fatto delle foto in gita e volevo dartele"
Va bene dai, domattina, davanti a scuola portamele Ciao".
Ma che sfiga oh, ma chi è sta qui, la figlia di Cairoli, ma che cosa terribile.
E' vero che in gita c'eran le figlie dei professori ma mi pare fossero davvero inguardabili.
La mattina dopo Vera mi si para davanti e ai miei occhi è un cesso epocale.
Erano occhi stupidi in realtà perché sotto degli occhialoni da incubo e una faccina smunta c'era un vago accenno di bella ragazza in divenire, ma io non avevo tempo nemmeno di immaginarmela e pensarci su meglio.
Troppo piccola, troppo occhialuta, troppo invadente e troppo figlia di suo padre che avevo poco da spartire con quell'ingegnere dalle ciglia folte oltre ogni ragionevolezza e simpatie politiche tutt'altro che interessanti.
Democristianissimo era il cla**ico docente con un'attività professionale altrove, un insegnante freddo e secondo me anche un po' fesso.
Come sua figlia insomma.
Le foto della gita che mi mostra sono belle: in una dormo, nell'altra sembro molto figo.
Aveva del tempo da perdere questa tredicenne, strano che nemmeno mi sono accorto che mi guardava.
Vabbè, le foto le ho, ti saluto.
Ciao".
Che mi frega a me delle devastazioni ormonali di una cinnazza.
Non mi pa**a nemmeno per la testa che questa bimba debba aver fatto uno sforzo colossale per trovare la forza di cercarmi.
Oggi capirei, allora disprezzai.
Povera piccola.
Ma l'amore sconfitto di un'adolescente è una cosa difficile da debellare senza morti, feriti e contusi.
Questa primina non mi piace, è imbarazzante, invadente sono un promettente leader studentesco della mia scuola ho faticato come una bestia per prendere un seggio al consiglio di istituto in un ambiente pieno di spocchiosetti cattolici organizzati da un simpatico boss della curia poi diventato famoso.
Ai tempi monsignor Ruini era ancora un misconosciuto prete anticomunista reggiano.
E solo oggi mi rendo conto che il nostro avversario non era poi così sprovveduto come noi teorizzavamo: potere della sottovalutazione.
Insomma, io avevo da pensare a come sconfiggere gli Studenti democratici di Azione Cattolica, come convincere quel baciapile del preside a darci una palestra adeguata e soprattutto a come conquistare le meravigliose comunistelle del liceo Moro, le più belline che c'erano con le loro kefiah rosse e nere.
Non avevo tempo per questa Vera, bruttissima figlia di un mio professore.
Per qualche settimana Vera mi fa la posta, mi chiama ogni giorno, mi aspetta all'uscita di scuola.
Nessuno sa che è la figlia del prof, e meno male ma io me la devo togliere di dosso questa sca**acazzi.
Incarico una compagna di scuola di eliminarla.
Si spaccia per la mia ragazza, la chiama; lei abbozza, ma la mattina dopo mentre incateno il mio nuovissimo Peugeot 103 rosso fiammante mi arriva alle spalle e agguerrita mi insulta.
Non eri capace di mandarmi a quel paese da solo invece di farlo fare da una che tanto lo so che è la morosa di un altro e non la tua?"
Colpito e affondato mi scuso e la prego di sparire dalla mia vita.
Vera si adegua, ma solo dopo la minaccia di venire sputtanata con il suo genitore all'antica.
La paura di tale evento la fa impallidire ancora di più e finalmente evapora.
A primavera il movimento dell'85 (adesso '86) è già finito, la maturità sta per arrivare, la Falcucci buonanima è sempre ministro e io rispondo al telefono convinto che sia Cinzia, una di quelle comunistelle del liceo Moro che contro ogni pronostico sta per diventare la mia prima fidanzata seria.
Invece è di nuovo Vera.
Oh ma cosa vuoi"?
Buono ho bisogno di un favore"
Dimmi"
Senti io adesso sto con uno ma mi tratta male, mi snobba e io devo fargli capire che io posso avere dei ragazzi più grandi e più interessanti di lui, domattina quindi mi vieni a prendere alla fermata del tram e fai la parte di uno che mi vuole"
Io trasecolo: sto per fidanzarmi con la più bella dello scientifico e mi devo prestare a questi giochetti da quattordicenne andreottiana?
Non se ne parla proprio.
Dai fammi sto favore e non ti disturbo più e ti prometto che alle prossime elezioni scolastiche voto la lista di sinistra anziché i tuoi odiatissimi Studenti democratici".
La seconda promessa, un voto cattolico strappato alla reazione in favore del socialismo, mi commuove.
Ok ragazza, domattino alle sette e tre quarti alla fermata" ma mentre lo dico mi si accende una scritta luminosa in fronte: sono il genio del male!
Pol Pot è un dilettante al confronto, Enver Hoxha e Kim Il Sung vengono a lezione da me nel doposcuola.
Parlando con la poveretta infatti mi sovviene che quella mattina il mio compito in cla**e di scienze delle costruzioni è andato da schifo.
Il muro di sostegno che ho progettato non starebbe in piedi nemmeno a gravità zero e il voto insufficiente che mi aspetta macchierà una media non si sa come e perché ancora intorno al sette nonostante decine, centinaia, migliaia di ore di a**enza.
I compagni devono distinguersi anche per la brillantezza dei loro risultati accademici.
Com'era il testo del compito?
Ho la brutta copia qui nella borsa.
Lo rifaccio e alla mattina vado a fare la mia parte.
Dopo avere finto di apprezzare la ragazzetta andiamo a berci un caffè; è raggiante, il tizio ha visto tutto ed è furioso.
Lei mi dice la frase che aspettavo:
Chiedimi quello che vuoi che ti ricambio il favore"
Ecco cara, ti dico subito.
Ieri mattina ho scazzato il compito in cla**e che ci ha dato tuo padre, l'ho rifatto a casa e saresti così carina da sostituire questo protocollo giusto con quello sbagliato che avrai a casa in qualche ca**etto?"
Vera sta per svenire.
Non si aspettava una carognata così.
Il babbo si fida di lei, è un tradimento troppo grosso.
Anche il mio cinque in pagella è troppo grosso bambina, cambia sto foglio, ci metti un secondo e non ne parliamo più".
Vera piange, io insisto, minaccio, impaurisco la primina coraggiosa fino a quando, affranta, cede.
Il giorno dopo sento la sua voce al telefono per l'ultima volta.
Ha fatto il suo dovere.
Anche Lenin sarebbe d'accordo, sono un compagno e ho l'obbligo morale di prendere un voto decente.
Qualunque mezzo va bene.
Dopo tre settimane scopro che il muro di sostegno sta su perfettamente e mi porto a casa un sette e mezzo che sistema la media.
Prof, ho sopportato quel cofano di tua figlia, me lo sono meritato.
La mia vicina di banco Elvira, che aveva copiato il mio elaborato di sana pianta, prende cinque meno.
Il conto non torna e comincia ad urlare.
Professore, professore, io ho fatto il compito uguale a lui, perché m'ha dato cinque?"
Guardi signorina, lei è sicura?"
Sono sicura, ho copiato!"
Ecco, brava, allora copi meglio la prossima volta".
Elvira poi mi avrebbe domandato per secoli e secoli come sia stato possibile rifare riga per riga il mio compito e alla fine trovarsi il mio perfetto e il suo triste come un salice.
Anche Elvira era cattolica ma al miracolo si è sempre ostinata a non credere nonostante i miei maldestri tentativi di rinsaldare la sua fede.
Molti anni dopo questi eventi ho visto il film Paz su Andrea Pazienza e i suoi personaggi: Zanardi, in quel giorno del 1986, mi faceva una sega.