Nella notte presto finirà, Longarone non si sveglierà.
Una strana alba sorgerà, chi ha colpe, non le perderà.
Ma non morirà, la memoria.
Terra tolta ad un popolo, che nei secoli la preservò,
fango e vento ora avvolgono, chi la terra lavorò.
La montagna, non conoscerà.
La vendetta, più non servirà.
Per chi crede, che nel tempo, la storia si cancellerà...
Par non ch'o sin muarts, pal nestri dolòr.
No baste la storie, vendete o memorie.
Us spetin di sot...
Fantasmi di pietra avvolti da ghiaia e
detriti, resti di storie tra pagine bianche,
orme incise nel fango e nel tempo, neanche
la pioggia le cancellerà.
Silenzio tremante di chi già sapeva,
dell'uomo che è causa della propria rovina
vivranno per sempre nei secoli ancora,
vivrà chi è morto nella nostra memoria.
Frèt! Frèt! Frèt! di sot dal'aghe.
Sèt, Sèt, Che, a no si distude.
Un'A, Ni, Me, dal scùr cjapade.
Tal, Pal, Tan, dal Longaron.
Par non ch'o sin muarts, pal nestri dolòr
no baste storie, vendete o memorie.
Spetin di sot, ta cjase di glerie e tiare
a jerin doimil lis vos, sot dal Vajont.
Corpi che affioran sul letto di morte,
silenti tutti restaron di fronte alla valle,
vite spezzate che gridano ancora, l'urlo
che sordo fu avvolto nell'ombra.
Silenzio tremante di chi già sapeva,
dell'uomo che è causa della propria rovina
vivranno per sempre nei secoli ancora,
vivrà chi è morto nella nostra memoria.